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strade di ordinaria follia, la regione 18 settembre 2007

La foto aerea del Piano con sovrapposti tracciati dai colori sgargianti: la 95 e la suddetta Panoramica. Sembra un quiz di Bigio Biagi, ma non lo è. C'è chi ha scritto di essere favorevole alla 95 perché "contrario a quelli che sono contrari" sfiorando concetti quasi filosofici e scomodando "luoghi comuni". Mi limito ad ascoltare un presentimento o il sospetto che nuovamente, con la scusa che un compromesso sarà comunque da fare, non si voglia capire profondamente cosa ci sia in palio.

Viaggio quotidianamente in lungo ed in largo sul Piano, ci sono pure nato ed ogni tanto mi degno di andare al Fiume, vero ed unico manufatto che ha permesso la conquista di un luogo inizialmente agricolo, oggi "multifunzionale" ed in parte confuso. Molti hanno messo il "lapis" sulla carta 1/25'000 interrogando il paesaggio di quel territorio in cerca di un disegno e di un controllo della trasformazione. Credo nessuno abbia mai trovato una soluzione, anche perché spesso sono mancati veri programmi coordinati. Torno sulla golena percependo, tra i due fronti delle montagne, uno spazio: me lo godo profondamente. Tento di dimenticarmi la 95, ma anche quella improvvisata sulla collina, pensando che non sono le ultime cose che ci servirebbero per essere finalmente beati e contenti. Non riesco però a dimenticare la 95, perché se ci fosse non vedrei più nemmeno la ferrovia, ma belle automobili sfreccianti sul nuovo serpente. Visto dalla golena non lo capisco, anche perché mi allontana ancor più dal mio paese che indovino sul fondo. Chissà che dovrei fare per raggiungerlo, forse munirmi di poteri magici per oltrepassare tutte quelle continue infrastrutture che percorrono in lungo il Piano e slegano il presunto Parco fluviale dai suoi leciti e naturali fruitori: gli abitanti dei paesi. Con la 95 il Parco fluviale diverrebbe unicamente il paesaggio di risulta che sfreccerà accanto agli occhi di chi viaggerà sulla "Tangenziale", una "Mulattiera" dei tempi moderni. Infatti le "bretelle" della 95, oltrepassando la ferrovia su enormi cavalcavia, si raccorderanno nuovamente alla strada cantonale attuale. Quest'ultima invece la si vorrebbe comunque "riqualificare", quasi fosse un lungolago d'altri tempi con i portici al piano terra e la nonna che ti saluta dal loggiato. Forse ci si ispirerà al laboratorio urbanistico dell'odierno Pian Scairolo, modello esemplare di area liberata dal fastidioso traffico di transito!

Cari realisti ed amanti del compromesso, sul tracciato attuale di collegamento sono almeno 40 anni che si gioca d'azzardo e che ognuno fa i comodi suoi: casettina di 3 piani sul terreno ereditato dagli avi, supermarket, pompe di benzina, cimiteri moribondi, fabbrichette, negozi, bar, uffici, pescivendoli, canapai e venditori d'ulivi secolari: l'abbozzo del centro di una città lineare dove ogni tanto appare ancora qualche campetto di "mais" ormai da museo ortofrutticolo. Illudete invece che su quella strada, tartassata da un'epidemia di giocose rotonde moderatrici di traffico, sarà possibile fare qualcos'altro, limitare i danni, lasciare tranquilla la gente, andando altrove a costruire un nuovo ostaggio(la 95) che pregiudicherà la possibilità di uno sviluppo urbano disegnato sul Piano, forse e perché no, una futura città. Altro che snobbare qualche esproprio! Lì, sul tracciato attuale, già praticamente dimensionato fino a Cadenazzo, ci sarebbe la vera materia sulla quale osare progettare con coraggio ed in maniera unitaria un collegamento interno e compatibile alla città che già esiste indiscutibilmete da Camorino a Locarno.

Qualcuno preferisce invece fuggire e mettere subito le mani altrove, su quanto resta del Piano oltre la ferrovia, perché fa apparentemente meno male, perchè più comodo: il tracciato riuscirà a passare zizagando un pò quà e là, tacendo su cosa succederà nei suoi dintorni. Il modello del collegamento A2 - A13? È lì da vedere, dall'aeroporto di Magadino fino all'imbocco del tunnel Morettina, proprio dove, grazie alla 95, si formeranno le colonne che oggi troviamo al portale del Gottardo. Fate una cena in un bel ristorantino sulla collina di Tenero o Gordola guardando cosa stà capitando sulla pianura. Vedrete la "città Ticino" che avanza, quasi incustodita, con qualche strada di quì e una di lì, senza sapere cosa vorremmo diventi il nostro "turistico" Cantone. Più che di sussidi federali credo manchiamo di un'idea più comprensibile e generosa o semplicemente della voglia di riconsiderare l'inevitabile stanchezza dovuta agli anni che gravano sulle varianti. Una vita di varianti ed di enormi sforzi. La 95 mi sembra nata già "vecchia" e stancamente trascinata ai nostri giorni dal secolo scorso. Per il momento ho solo paura, mi dissocio e mi rifugio nel "no". Ordinaria Follia? E chi lo sa!

Michele Gaggetta

AMBRÌ: GIÙ LE MANI DALLA VALASCIA ?, la regione 12 febbraio 2007

Al momento giusto è apparso un sorprendente articolo sulla nuova Valascia (La Regione Ticino, "Addio, vecchia Valascia", in firma Christian Solari), una notizia che rinvigorisce un popolo un po' provato. Malgrado il momento sportivo sfavorevole si riapre un discorso sopito, zittendo chi dava per certo l’inesorabile declino dell’ hockey nella valle. Un plauso a chi caparbiamente stà facendo quanto possibile per dare continuità, futuro e stabilità all’Ambrì. E`gente sorretta dal gusto per sfide genuine e controcorrente, alla ricerca di un posto duraturo nel panorama sportivo nazionale. La notizia dello stadio unita al forsennato lavoro sportivo ne sono la prova commovente e lungimirante.
Però ho delle perplessità in merito alle modalità adottate per il rinnovo della Valascia. Si tratta di un concorso di progettazione ad invito , per un investimento di circa 12 milioni, finanziato con fondi pubblici e privati. Non conoscendo l’entità dei vari apporti mi limito a chiedere se l’operazione aderisce alla legge cantonale sugli appalti pubblici e se coinvolge le associazioni professionali preposte ai concorsi.
Ma la domanda vera è però: giù le mani dalla Valascia ?
Oltre agli aspetti economici legali ed amministrativi, vorrei capire meglio il significato di questo concorso e dei suoi contenuti. Invitati sono architetti che adempiono a due esclusivi criteri: quello di far parte della regione e quello di essere vicini al Club. Quale regione e quale vicinanza ? Gli stessi criteri varranno anche per altre categorie professionali?
Come tifoso, cittadino e professionista non condivido l’adozione di questa strategia iniziale, perchè culturalmente fragile, troppo esclusiva, al limite del cattivo gusto e della provocazione. Senza nulla togliere ai meriti umani ed alle capacità professionali degli architetti invitati con premura ad uno scontro fratricida, temo che altri si sentano periferici e da serie B. Esclusi ingiustamente a priori dall’occasione di confronto sul tema dello stadio, patria naturale del tifoso, luogo principe della dualità fra spettacolo e spettatore, lontana invenzione umana. Stadio che dovrebbe essere anche Arena di sfide architettoniche, ingegneristiche ed imprenditoriali. La Valascia non è « Cittadella » semiprivata che vive di sola « mamma » Leventina, ma meta per gente da tutte le regioni, che vi apporta e consuma parte della propria vita, delle proprie fobie e del proprio credo. Quel complesso fenomeno non può d’incanto divenire squisita esclusività leventinese, omettendo, con quella formula di concorso, la sua storica connotazione collettiva e pubblica. Quel Tetto dovrà permettere di celebrare riti d’aggregazione, di scambio e d’incontro: sportivi ma anche culturali.
Mi permetto di invitare i promotori a riconsiderare termini e criteri previsti con l’auspicio che si abbiano ancora energie ed aperture atte a formulare proposte più adeguate alla posta in palio.
Un appello alla vostra e nostra fierezza biancoblù. Mi si consenta infine di canticchiare quella canzone che fà : « Aprite le porte,che...»

Michele Gaggetta

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