“Il fondo del sacco” è un libro. Parla d’emigrazione, di povertà, di religione, d’ignoranza, di speranze e di un’agricoltura allora quasi primitiva. Contemporaneamente a queste vicende però, quasi a volersene liberare con un riscatto, nasceva all’inizio del 900, con la costruzione della villa, la scuola agraria di Mezzana. Si promuove da allora la formazione e l’insegnamento di un mestiere antico ed insostituibile. “Il fondo del sacco” diventa quindi anche il ricordo dell’origine di questa storia, ed un tentativo di poterla aiutare nel suo divenire.
La scelta della demolizione dell’attuale dormitorio libera ad ovest della villa uno spazio indefinito, offrendo l’opportunità di rileggere i rapporti spaziali fra i diversi edifici posti sulla cosiddeta “Piattaforma” dell’abitare e delle sedi istituzionali. Perseguire un’idea di “Cittadella” implica soprattutto una riflessione d’insieme sullo statuto e sul disegno dei vuoti che la percorrono e la distinguono, prima ancora che valutazioni sul singolo valore architettonico degli edifici che la abitano.
Nell’attuale organizzazione dell’insediamento di Mezzana si percepisce generato dalla posizione e dalla dimensione della villa, elemento centrale che funge pure da entrata al complesso, “castello” che sta nel mezzo della fortezza. In alcuni momenti i vuoti permettono relazioni precise con il paesaggio, marcando un sottile limite “difensivo”tra città e campagna.
Un chiarimento del rapporto fra tutti i vuoti della “Cittadella”, composti di giardini piazzette e corti, la distinguerebbe maggiormente nel delicato rapporto con il paesaggio ed in quello vicino con la strada cantonale.
Considerata la ridotta dimensione del terreno in proporzione al programma da progettare, non si vuole nel caso specifico, disporre un ulteriore nuovo oggetto autonomo ed indipendente che produca troppi vuoti e complicate relazioni spaziali sulla piattaforma. La voglia è piuttosto quella di riequilibrare ed armonizzare la disposizione e la sequenza degli spazi fra gli edifici.
Il tentativo è quindi di ridurre e limitare la quantità di spazi esterni, a favore di una fluidità fra di loro che vuole essere il vero legante naturale della desiderata unità. Si dispone il nuovo volume con l’idea di creare un’unicum con quello della villa ponendo quindi l’attenzione su due aspetti di fondo:
- l’allineamento alla facciata principale e rappresentativa e rivolta verso la cantonale
- l’accostamento alla facciata secondaria e di servizio che presenta un’ordine diverso dalle altre, più privato.
L’allineamento alla facciata principale della villa genera una dilatazione dello spazio pubblico esistente in rapporto alla strada Cantonale. Questo si tende fino all’estremità ovest, riconoscendo l’edificio della cantina e disegnando inseguito il piazzale d’entrata della scuola agraria. Questo nuovo spazio esterno apre uno squarcio orientato sul paesaggio a valle, mettendosi contemporaneamente in rapporto anche con la strada cantonale e le proprietà agricole a monte.
L’accostamento alla facciata secondaria della vila provoca la nascita di un cortile interno privato, spazio di transizione, di servizio e di luce fra le sedi amministrative ed istituzionali, dal quale è possibile accedere anche veicolarmente alle entrate secondarie della villa ed a quelle indipendenti richieste per la scuola.
Villa e scuola, complementari nelle funzioni e volutamente legate nella percezione volumetria, mantengono una distinta riconoscibilità e modificano il rapporto di pesi sulla piattaforma. Si rafforza la definizione di una precisa gerarchia: il nuovo ordine fissa la logica dei vuoti centrifughi.
La villa con la scuola formano l’elemento centrale principale e dominante, il “castello” circondato dai suoi edifici satellite.
La Cittadella è riconoscibile come insieme unico, presenza pubblica ed urbana nel contesto agricolo.Si mantengono tutti gli accessi pedonali e veicolari esistenti. La scelta di una pavimentazione unitaria costituita da erba e ghiaietto completa ed accompagna i vari spazi esterni della piattaforma, consentendo alla Cittadella la libertà di avvalersi delle diversità architettoniche presenti e future.